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Unesco, le persone oltre il marketing

Una cosa non ci siamo detti in merito al riconoscimento dell’Unesco di Langhe-Roero e Monferrato come patrimonio dell’umanità. Non ci siamo detti di cosa ce ne faremo. Non ci siamo detti come si metterà a frutto questa brillantissima operazione di marketing territoriale per andare oltre, per mettere al centro le persone; quelle persone che pur vivendo in questo territorio “patrimonio dell’intera umanità” non necessariamente – o almeno non in tempi brevi – si gioveranno della filiera vino-paesaggio-turismo. In altre parole come trasformare un’intuizione in reddito e lavoro? Come capita spesso sono i numeri a raccontare la realtà e a evidenziarne gli sviluppi. Dal 2004 al 2013 il tasso di disoccupazione per il Sistema Locale del Lavoro che fa riferimento ad Alba, 55 comuni di cui una manciata in provincia di Asti, è passato dall’essere di poco sopra al 2% a quasi il 6%, se poi spostiamo lo sguardo ai 9 comuni compresi nel sistema braidese si è balzati dal 2,6% al 7,5%. Una situazione, è giusto ricordarlo, molto migliore rispetto ad altre zone del Piemonte ma che comunque desta preoccupazione: al di là delle percentuali basta sfogliare le pagine dei giornali locali per constatare come non passi settimana in cui non vi sia un’azienda che denunci difficoltà nel proseguire la propria attività; lo stesso turn-over degli esercizi commerciali è un segnale di crescente sofferenza. Un trend esattamente opposto è spiegato dai dati del comparto turistico che nello stesso decennio hanno subito impennate mostruose: le presenze sono passate dall’essere poco meno di 300.000 a oltre le 620.000 gli arrivi da poco più di 100.000 a ben oltre i 250.000; le strutture ricettive sono da 300 circa a oltre 600.

Se mettiamo a confronto i due scenari salta all’occhio che l’inarrestabile ascesa del comparto turistico forse attenua ma non contrasta in modo efficace la costante emorragia di posti di lavoro. Si tratta comunque di un processo lungo e complesso che non può che passare per un cambio di paradigma e di mentalità. E’ di assoluta evidenza di quanta differenza ci sia dal gestire un tornio piuttosto che un agriturismo oppure quanto sia complicato trasformarsi da tintore tessile in guida turistica; serve uno sforzo motivazionale che potrebbe non bastare se non è l’intero sistema sociale circostante modificarsi. E’ verosimile che una famiglia impegnata nel settore alberghiero avrà bisogno di servizi sociali (asili nido, dopo scuola, ecc…) più flessibili e con costi più abbordabili rispetto alle medie attuali; ed ancora se devo ri-pensarmi come  piccolo imprenditore dovrò avere un accesso al credito più aderente ai miei bisogni così come di infrastrutture più efficienti. In parole povere la tanto declamata “vocazione turistica” non prevede solo migliaia di persone ad intasare Via Maestra ma una capacità di trasformazione che impegni tanto le istituzioni quanto i cittadini del nostro territorio.


Alessandro Prandi


Pubblicato in forma ridotta su Gazzetta d’Alba del 22 luglio 2014

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