top of page

Balon Mundial, il mondo intorno ad un pallone


A Torino dal 2007 un torneo delle comunità migranti promuove sport e integrazione

Quante volte ho passato pomeriggi interi dietro ad un pallone? Penso di averne perso il conto. Uno zainetto di qua, un mucchietto di pietre di là… e via… “Io sono Bettega!””io faccio Pulici!”…”io Kevin Keegan asso del Liverpool!” Davanti a un pallone non importa chi sei o chi vorresti essere, la tua religione, che tu sia uomo o donna. Davanti ad un pallone siamo tutti uguali. A Torino tutto questo oggi ha un nome: Balon Mundial. Balon Mundial è la coppa del mondo delle comunità migranti. Costruita con lo stesso format della FIFA World Cup e prevede la partecipazione gratuita di squadre composte da migranti provenienti dalla stessa nazione e residenti in città. Il torneo prevede dal 2007 una competizione amatoriale di calcio a 11 maschile e dal 2011 di calcio a 5 femminile. Negli sono state rappresentate oltre 50 diverse nazionalità. L’idea è creare ogni anno uno spazio unico nel territorio capace di far incontrare i migranti e i residenti, le loro storie e culture, per creare nuove relazioni capaci di sconfiggere i pregiudizi alla base di ogni forma di discriminazione e per costruire insieme una società coesa e ricca di diversità.

A caricarsi l’organizzazione è l’associazione Balon Mundial, ma la rete che gira intorno al progetto è vastissima: enti locali, mondo del terzo settore, volontariato, aziende ed ovviamente le comunità di cittadini immigrati.

Molteplici sono gli obiettivi che si pone Balon Mundial.

  • Riduzione del fenomeno di marginalizzazione, esclusione e discriminazione dei giovani richiedenti asilo e rifugiati presenti sul territorio della città di Torino.

  • Creare uno spazio di incontro innovativo nel panorama italiano che valorizzi e promuova la cultura dello sport inteso come veicolo di promozione sociale e culturale che favorisca la comunicazione e rafforzi le relazioni tra persone.

  • Incremento del capitale di relazioni e del capitale sociale dei giovani richiedenti asilo e rifugiati e l’aumento di occasioni d’incontro tra loro sai con il territorio sia con la comunità ospite.

  • Promozione dello sport come strumento di benessere psico-fisico all’interno dei progetti di accoglienza.

  • Potenziamento delle reti all’interno delle comunità di provenienza dei giovani richiedenti asilo e rifugiati.

  • Rappresentazione differente dell’immagine mediatica di rifugiati e richiedenti asilo.

  • Promozione dello sport come strumento di educazione alla cittadinanza.

Con l’intento di favorire la creazione di reti sociali nuove o l’inserimento in reti già esistenti, siano esse la comunità di origine residente o quella cittadina , l’attività vede il coinvolgimento dei progetti di accoglienza S.P.R.A.R. e C.A.S., le associazioni di comunità migranti residenti e le associazioni con esperienza nel mondo della migrazione, dell’accoglienza e dei servizi che si occupano di favorire il percorso di inserimento sociale. I beneficiari diretti sono richiedenti asilo e rifugiati di età minima di 16 anni inseriti in percorsi di accoglienza. Quest’anno dal 10 giugno al 16 luglio sono state 32 le squadre maschili che si sono sfidate presso i campi del Parco Colletta, come da 5 anni a questa parte, e ben 9 squadre femminili, molte della quali hanno calpestato i campi di per la prima volta il terreno di gioco.

Jallo Magiadbul, 24 anni, è arrivato nel nostro paese dieci mesi fa e parla a singhiozzo l’italiano mescolandolo col portoghese: la lingua ufficiale della Guinea Bissau, il disastrato paese di origine da cui è fuggito su un barcone dopo essere stato minacciato di morte. Ma non servono molte parole per capire l’amore per il suo idolo della Serie A. “È Cuadrado perché gioca per la mia squadra preferita: la Juve”. La passione del calcio valica i confini. Ed è servita a unire anche i ragazzi guineani, una comunità straniera nuova per Torino, che hanno creato la propria rappresentativa in pochi giorni.

“Rincorrere il pallone per i nostri ragazzi vuol dire combattere la solitudine degli immigrati. Per aiutarsi anche fuori dal campo” dice Pedro Montoya, operatore socio assistenziale peruviano, che da giovane ha disputato anche la Coppa Libertadores.

“Abbiamo letto che sulle tracce di Junior Messias ci sono delle squadre di Serie B. Sembra ieri quando giovanissimo rincorreva la nostra coppa col Brasile”, dice il presidente di Balon Mundial, Tommaso Pozzato. Che, però, le soddisfazioni migliori del lavoro preferisce scovarle in altri numeri come quelli di questa grande famiglia che ogni anno smuove ben 100 volontari. Federica Schifano è una di loro: “Ho scoperto che venivano ricercati volontari che si occupassero del settore fotografico. Ho iniziato fotografando i giocatori e le squadre per le foto dell'album, entrando in contatto fin dal primo giorno con almeno un centinaio di persone di nazionalità diverse. Ho fatto esperienza sul campo, letteralmente, cimentandomi con la fotografia sportiva. Non è stato semplice, anche perché non sono una grande esperta di calcio, ma tra una pallonata in faccia e persino una caduta sull'erba sono riuscita comunque a catturare qualche scatto soddisfacente. Ciò che ho preferito però è stato fotografare gli spettatori. Ho conosciuto tanti bambini dolcissimi che sono stati protagonisti dei miei scatti. Li ho osservati riuscendo a immortalare momenti buffi e pieni di allegria. Oltre alla crescita nel campo fotografico questa esperienza mi ha permesso di crescere anche come persona: stare a contatto con culture diverse, modi di pensare e di fare diversi riesce come nessun'altra cosa ad aprirti la mente e il cuore: un pezzetto di Colombia qui, un assaggio di Eritrea là, un po' di balli albanesi e di profumi brasiliani…senza comprare nessun biglietto aereo”.

Per la cronaca il 2017 ha visto il trionfo di Nigeria e Italia, rispettivamente nel torneo maschile e femminile. Alessandro Prandi


Pubblicato su VDossier, settembre 2017


bottom of page